Roma, sempre più avvistamenti della specie aliena Ibis Sacro

Aumentano gli avvistamenti di esemplari appartenenti alla specie alloctona degli Ibis sacro: sono sempre più frequenti nella provincia di Roma.

Ibis sacro a Roma
Aumentano gli esemplari della specie alloctona di Ibis sacro: sono sempre di più a Roma – CorriereRomano.it

Con l’espressione “specie alloctone“, o specie aliene, si intende qualsiasi specie vivente che, a causa dell’azione dell’uomo, intenzionale o accidentale, si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico. Tra le specie alloctone che hanno visto un aumento negli ultimi tempi in alcune zone della città di Roma si riscontra l’Ibis sacro. Un numero sempre maggiore di esemplari di questa specie è stato infatti avvistato nei pressi di parchi regionali e oasi naturali della provincia di Roma. La delegata della Lipu onlus (acronimo della Lega italiana per la protezione degli uccelli), Francesca Manzia, ha spiegato che questa specie invasiva «Nel nord Italia è presente da anni, a Roma sta arrivando solo adesso».

L’Ibis sacro: una specie invasiva sempre più diffusa nei parchi e nelle oasi della provincia di Roma

Esemplare di ibis sacro in volo
Esemplare di Ibis sacro: da dove viene questa specie sempre più diffusa a Roma – CorriereRomano.it

Alcuni esemplari di ibis sacro sono stati fotografati nella vallata del parco della Caffarella. Parte integrante del Parco Regionale dell’Appia Antica, la valle della Caffarella si estende tra le Mura Aureliane, la via Latina e la via dell’Almone; deve il suo nome al cinquecentesco Casale della Vaccareccia, con annessa torre medievale, appartenente alla famiglia dei Caffarelli che qui aveva i suoi possedimenti e che ne bonificò il territorio. Altri esemplari di Ibis sono stati avvistati nell’Oasi Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, che si estende tra la località balneare di Ladispoli e la cittadina di Cerveteri. L’Oasi, una delle rare aree palustri del litorale laziale, è un importante habitat naturale per l’avifauna migratoria e per tutti gli appassionati del birdwatching.

La veterinaria Francesca Manzia, responsabile del centro di recupero della fauna selvatica della Lipu, ha spiegato che «L’ibis sacro fa parte degli invasivi di rilevanza unionale cioè quella categoria di animali che per motivi commerciali è stata portata in Italia. In seguito sfuggito o liberato, si è adattato e riprodotto determinando un impatto negativo sull’ambiente». Gli Ibis sacri sono stati inseriti nella lista delle specie aliene invasive dannose, secondo il progetto Life Asap dell’Unione europea.

Questi uccelli, oltre a danneggiare la vegetazione autoctona, sono infatti responsabili di predazioni di specie minacciate e competono nei siti riproduttivi con altre specie come l’airone cenerino, l’egretta garzetta e l’airone. La delegata della LIPU ha sottolineato che gli ibis sacri «Purtroppo sono molto voraci e nelle aree umide predano una quantità incredibile di nidiacei e di uova di tutte le nostre specie acquatiche di uccelli. Nel Po sterminano intere colonie cacciando in gruppo. Nel nord Italia l’ibis sacro è ampiamente presente già da molti anni, qui da noi sta arrivando perché aumentando di numero colonizza sempre più territorio».

L’ibis sacro (noto con il nome scientifico di Threskiornis aethiopicus secondo la classificazione tassonomica di Latham del 1790) è un uccello pelecaniforme (lo stesso ordine a cui appartengono anche i pellicani), appartenente alla famiglia dei Treschiornitidi. Originari dell’Africa subsahariana e diffusi soprattutto in Iraq e in Egitto (paese in cui adesso sono estinti), gli Ibis sono uccelli di dimensioni medio-grandi, lunghi circa settanta o ottanta centimetri, dalle zampe sottili e con un’apertura alare che supera i centotrenta centimetri. Il loro piumaggio è di colore bianco e nero corvino sia nei maschi che nelle femmine, con zampe e becco neri.

Gli ibis, sacri per gli antichi egizi che ritenevano fossero la reincarnazione del dio Thot, dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia e della matematica, sono da sempre stati considerati parte integrante del patrimonio culturale delle popolazioni del bacino del Mediterraneo. Raffigurati negli ultimi decenni sui francobolli di diversi Paesi del mondo, rivestono ancora oggi una grande importanza. Numerosi zoo nel corso degli anni hanno provato a tenere in cattività questi uccelli, soprattutto la specie degli Ibis eremita. Secondo diverse indagini, però, quasi la metà degli ibis tenuti in gabbia soffrono di numerose malattie a livello osseo, gastrico e cardiaco e di dermatite cronica ulcerativa, che ha come conseguenze la perdita di penne e la comparsa di ulcerazioni a livello del collo, delle spalle e delle ali. Per questi motivi sono diversi i parchi zoologici che hanno deciso di collaborare a vari progetti di reintroduzione della specie.

 

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